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A Venezia per abbattere le barriere, ma come si rende un film accessibile?
14 SETTEMBRE 2017 | di Antonio Giuseppe Malafarina
La narrazione ci affascina, prima ancora di Omero almeno dai graffiti di Chauvet. Perché stupirsi di una persona che non vede di fronte a un film? Suoni, rumori e dialoghi invitano ad una suggestione che nutre il bisogno di narrazione. Ma demandare alla sola immaginazione ciò che è destinato ai sensi è ingiusto. Cinemanchìo allarga la prospettiva della visione filmica. Ecco di cosa si tratta.
Presentato il 5 settembre durante questa 74ª edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia, promette di garantire, a centinaia di migliaia di persone la partecipazione attiva e continuativa all’offerta culturale in Italia attraverso la sottotitolazione per persone sorde e ipoudenti, l’audiodescrizione per persone cieche e ipovedenti e l’adattamento ambientale delle sale cinematografiche per le persone con disabilità cognitive.Scaturito dalla sinergia tra le associazioni Consequenze, Torino + Cultura accessibile onlus, Blindsight project onlus e Red, Cinemanchìo è partner ufficiale della Festa del cinema di Roma e del Torino film festival. Il progetto pilota, che prevede la strutturazione di percorsi accessibili in quattro città italiane, ha ottenuto il sostegno della Siae, il patrocinio del Mibact, la collaborazione dell’Uci cinemas e dell’Angsa (associazione nazionale genitori soggetti autistici). Si parte con la resa accessibile del film La musica del silenzio, sulla vita di Andrea Bocelli. Tutta l’ambiziosa portata di Cinemanchìo – 40 film sottotitolati e audiodescritti a stagione, nonché proiezioni friendly autism – può essere consultata cliccando qui.
Ci racconta il meccanismo dell’accessibilità sensoriale Laura Raffaeli, fondatrice e presidente di Blindsight project, onlus per persone disabili sensoriali. Oltre ai collaboratori che è possibile conoscere cliccando qui, segnalo Simona Zanella, vicepresidente di Blindsight project, responsabile dei cani guida dell’associazione, perché anche loro sono parte dell’accessibilità.
Questa è Laura: «Ho perso del tutto la vista e parte dell’udito nel 2002, questi i danni maggiori per un incidente di moto, a 42 anni. Non è stato facile essere catapultata da un momento all’altro nel mondo della disabilità sensoriale. Nel 2003 ho fatto addestrare il mio primo cane guida, Artù, un fedele nuovo punto di vista che mi ha dotato di maggiore autonomia fino a fondare Blindsight project, con cui dal 2006 siamo in prima linea per l’accessibilità nel cinema, teatro, spettacolo e cultura in generale. Siamo entrati volentieri in questo progetto coinvolti dalle altre associazioni: tutti insieme per essere tutti uguali almeno davanti a uno schermo, cani guida inclusi».
Laura, cosa dovrebbe spingere ad adattare le sale a un pubblico con disabilità così specifica?
«Vorrei risponderti la civiltà, l’umanità, la democrazia. Ci sono la convenzione Onu per le persone disabili e tutte le leggi italiane sul cinema e ai diritti di chi è disabile, che dovrebbero bastare per risolvere questa questione, principalmente italiana, e adeguarci al resto dell’Europa».
Come si rende un film accessibile?
«Le sale cinematografiche necessitano di abbattimento barriere nel caso di disabilità motorie, obesità e, come si sta iniziando a fare, anche per l’autismo – e in questo caso si tratterebbe più che altro di accorgimenti da seguire, più che di demolizioni o attrezzature varie. Per le disabilità sensoriali la sala può rimanere com’è, perché per noi persone cieche, sorde, ipovedenti o ipoudenti è necessario che l’opera trasmessa sia accessibile, e non la sala. Quindi si tratta di aggiungere il sottotitolo per chi non sente e l’audiodescrizione per chi non vede. Da tempo si possono avere entrambi su smartphone o tablet, mediante due app. Una è MovieReading, l’altra è Sub-ti. Grazie ad esse le persone disabili sensoriali possono fruire dell’opera a ogni suo passaggio, quindi anche in tv e dvd, e a qualsiasi ora dello spettacolo e a prescindere dalla sala. Così ci si svincola dal vecchio metodo delle cuffie e delle proiezioni in sale e orari improbabili. Senza app, inoltre, un film dovrebbe uscire in sala già dotato di audiodescrizione e sottotitolazione in lingua italiana, una tra le poche lingue ancora assenti tra le audiodescrizioni europee».
Tali adattamenti potrebbero giovare anche al pubblico più comune?
«Certo che sì! Basti pensare a tutta la fascia di persone anziane. E poi il pubblico privo di disabilità dichiarate. Può sfuggire una parola o una frase a chi sente, o un’immagine può essere spiegata meglio con l’audio anche a chi è normodotato».
La cosiddetta nuova legge del cinema e audiovisivo (legge 220/16) ha preso in considerazione le nuove istanze del pubblico con disabilità?
«C’è un po’ di confusione su questa legge, tempo fa presentammo noi di Blindsight insieme ad altre associazioni una richiesta di modifica per alcuni dettagli, depositata in Senato, proprio perché poco chiara sulla disabilità e diritti relativi. Si aspettano i decreti attuativi, non so dirti quando succederà. Noi persone disabili siamo state nominate nella legge, ma, come si legge dalle nostre richieste di modifica, bisognerebbe essere più precisi su alcuni punti».
Un’idea di massima del rapporto costi/benefici nell’investimento sul superamento delle barriere per cui state lottando?
«Pensiamo solo a quante persone potrebbero riempire le sale, cosa finora successa solo nelle sparute proiezioni accessibili realizzate. Inoltre ai festival con voto popolare, o sui social per discutere di un film, noi persone disabili sensoriali non possiamo partecipare, se non possiamo fruire di un’opera, altra discriminazione».
Qual è il lavoro più affascinante al quale hai partecipato?
«L’accessibilità per il film La grande bellezza, che facemmo noi di Blindsight Project e lo rendemmo fruibile da MovieReading. Sapere che quel film da Oscar poteva essere fruibile a tutti grazie ad una piccola onlus come la nostra è stato molto soddisfacente».
Cinemanchìo è non dover mai dire mi dispiace, Love story non lo puoi vedere.
Fonte: http://invisibili.corriere.it/2017/09/14/a-venezia-per-abbattere-le-barriere-ma-come-si-rende-un-film-accessibile/