L’articolo pubblicato sul numero di settembre di
Diari di Cineclub
numero 64 | Settembre 2018 di Diari di Cineclub
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Sono arrivato a Sassari con la nitida sensazione che il Sardinia Film Festival sarebbe stato un appuntamento significativo e carico di emozioni. Il lavoro di comunicazione che facciamo prima di ogni evento aveva ottenuto un’attenzione superiore rispetto al solito e anche dagli organizzatori ci arrivavano stimoli molto promettenti, visto che le notizie legate alle nostre iniziative risultavano le più seguite dal pubblico dei social.
Il forte legame con la Sardegna, terra in cui ho trascorso tanto tempo nella mia infanzia in un periodo in cui era luogo incontaminato e per lunghi tratti ancora selvaggio nell’accezione più bella di questo termine, mi trasmetteva la garanzia che avremmo goduto di un’accoglienza speciale e coinvolgente.
Il 12 luglio si sarebbe svolto un ricco programma incentrato sull’accessibilità culturale e malgrado i segnali incoraggianti, esisteva il rischio concreto che il caldo torrido e il periodo comunque vacanziero potessero limitare la partecipazione. In una collaborazione stretta ed efficiente con la direzione artistica del Festival e con lo stesso Presidente Angelo Tantaro avevamo pianificato tre diversi momenti a partire dall’incontro pubblico sulle tematiche dell’inclusione culturale. Il programma sarebbe proseguito con un cartone animato con adattamento ambientale per i bambini nello spettro autistico ma anche per tutti i bambini per poi arrivare alla proiezione serale di “Una Questione Privata”, ultima opera realizzata dai Fratelli Taviani, offerta con resa accessibile per persone con disabilità sensoriale.
La presenza al Festival dell’amico fraterno Roberto Perpignani, montatore del film e figura di assoluto riferimento della storia del cinema italiano, costituiva un ulteriore stimolo per vivere ancora più a pieno questa esperienza. Insieme a me, per descrivere l’attività di Cinemanchìo, c’era Daniela Trunfio che promuove e organizza il corso formativo per audio-descrittori e sottotitolatori.
Affrontare le tematiche dell’accessibilità culturale e del ruolo centrale del cinema e del luogo/sala nei percorsi inclusivi, è un’impresa non così agevole. In Italia, si sa, si eccede spesso nell’uso di formule retoriche ogni qual volta ci si confronta con argomenti che riguardino i processi sociali e culturali. Temi quindi che prevedano una efficace capacità di intervento e una solida visione di futuro.
Sul palco del Teatro Civico di Sassari, per la tavola rotonda dal titolo “Accessibiltà culturale e inclusione sociale”, moderata dal giornalista Antonio Meloni, sono intervenuti nell’ordine: Daniela Trunfio, Raimondo Piras (Presidente Reg. UICI), Stefano Sotgiu, Responsabile Neuropsichiatria Infantile AOU di Sassari e Delegato del Rettore per la disabilità e DSA, Ignazio Cao (Presidente Provinciale ENS Sassari), Giovanna Tuffu (Presidente ANGSA Sassari Onlus), Valeria Cotura (Associazione FIADDA Onlus) e il sottoscritto in qualità di coordinatore di Cinemanchìo.
In questa occasione abbiamo scelto di utilizzare una forma ancora più diretta del solito e delineare con incisività gli elementi e gli obiettivi del Progetto Cinemanchìo. Attraverso un linguaggio schietto e un po’ fuori dagli schemi abbiamo preferito capovolgere i parametri che hanno alimentato fino a oggi il dibattito sull’accesso al cinema.
Il fatto di considerare erroneamente o superficialmente l’accessibilità come “un servizio offerto alle categorie deboli”, perché questo è successo fino ad oggi, determina già alla base una contraddizione profonda e dannosa per il cinema stesso. Una contraddizione che investe gran parte delle strategie di comunicazione e di promozione del cinema italiano con le pesanti ricadute che questo ambiente sta subendo da anni.
La perdita di collegamento con i processi sociali in atto e quindi con la popolazione, l’incapacità di essere parte integrante e insostituibile per la qualificazione sociale di cui c’è sempre più bisogno nel nostro paese, sono le cause che hanno reso marginale e poco significante l’esperienza della visione di un film nelle sale cinematografiche. Il modello che stiamo proponendo ridisegna un’architettura di protagonismo dell’offerta culturale cinematografica ed è tutt’altro che una proposta dedicata a una specifica categorie di persone.
Cinemanchìo rientra di diritto in un piano complessivo di rilancio del cinema italiano e presenta tutte quelle caratteristiche che consentono a un’offerta culturale degna di definirsi tale di fare sistema con la società. In quest’ottica, nel corso del convegno, ci siamo permessi di dire che non stiamo presentando un problema da risolvere ma stiamo includendo milioni di persone che forniranno se non la soluzione per eccellenza, sicuramente una chiave decisiva per dare vita alla soluzione del problema cinema in Italia.
Non è mancata naturalmente una stoccata rivolta al mondo della politica incapace di raccogliere e perfino di interpretare la sfida che stiamo portando avanti, così come alle Istituzioni nazionali, totalmente assenti rispetto al lavoro che stiamo svolgendo e finora colpevolmente disattente nei confronti della nostra proposta.
La risposta di tutti coloro che hanno assistito all’incontro è stata entusiasmante. Ha manifestato una testimonianza vigorosa e ineludibile che i cittadini sono pronti a partecipare attivamente a progetti che restituiscano alla comunità gli strumenti di riqualificazione sociale e civile di cui c’è bisogno. Si è trattato di un momento di straordinaria condivisione non su un piano formale e artificioso ma su quello della concretezza e della prospettiva autentica e fattiva. Abbiamo infatti lanciato un progetto da realizzare in quel territorio e stiamo già lavorando attivamente per farlo partire già dal mese di ottobre di quest’anno.
Le proiezioni accessibili (vai alla galleria delle immagini)
Subito dopo lo svolgimento del convegno c’è stata la proiezione con adattamento ambientale di un cartone animato ed è stata la prima verifica di come la cittadinanza possa e sappia garantire un riscontro immediato e tangibile a una proposta che percepisce sua. La sala si è rapidamente riempita di famiglie con i loro bambini e in un luogo al chiuso, il 12 luglio, era tutt’altro che scontato. La platea e i palchetti del teatro si sono animati nel giro di pochi minuti grazie alla vivace presenza di così tante persone, al punto da farmi restare per alcuni minuti in silenzio ad osservare quello spettacolo emozionante che riesce più di ogni altra cosa a dare senso e consistenza a tutto il lavoro fatto in questi anni.
L’ottima organizzazione garantita da Carlo Dessì e Marta Manconi insieme allo staff della rassegna, ha fatto in modo che questo appuntamento ottenesse l’affluenza più numerosa nelle giornate sassaresi.
Una nota specifica e un ringraziamento particolare vanno dedicati al meraviglioso e appassionato lavoro svolto dall’ANGSA di Sassari e in particolare dalla Presidente Giovanna Tuffu che ha dimostrato come le giuste sinergie e uno spirito collaborativo dinamico siano la formula vincente per recuperare quel collegamento essenziale con un pubblico partecipe e interessato.
La giornata dedicata all’accessibilità si è conclusa con la proiezione di “Una Questione Privata” con sottotitoli e audiodescrizione. L’introduzione di Roberto Perpignani è stata toccante e coinvolgente. Le sue parole, nel racconto dell’esperienza artistica e professionale vissuta accanto ai Fratelli Taviani, sono risuonate in quella sala come una musica armoniosa e un po’ magica che ha accompagnato tutti i presenti nell’atmosfera intima e avvolgente che dovrebbe essere quella che viviamo ogni volta che vediamo un film.
La nostra sfida, la sfida che Cinemanchìo sta promuovendo in tutta Italia, sta tutta qui e abbiamo fatto in modo di dimostrarlo nel corso di questa fantastica giornata di cinema, di emozioni e di forte condivisione.
Sappiamo che il mondo del cinema può accogliere le proposte contenute nel modello che abbiamo elaborato. Siamo convinti che è sensibilmente cresciuto il numero di coloro che lavorano nel nostro ambiente e che hanno compreso che il nostro obiettivo non è limitato a una categoria di persone. Non esiste una categoria di persone quando si parla di cinema e di cultura: esiste la società nel suo insieme che partecipa a un grande processo collettivo fatto di idee, proposte e prospettive.
Dopo l’estate ci saranno nuove occasioni di incontro. Unendo idee, proposte e visioni di prospettiva sarà possibile realizzare davvero un grande progetto. Dal Sardinia Film Festival è partito un messaggio e in quei luoghi verrà messo in pratica un primo esempio di accessibilità messa a sistema. L’accessibilità al cinema è un modello determinato dalle tecnologie e dagli adattamenti di ambiente ma deve riguardare anche l’alfabetizzazione cinematografica e la conoscenza della settima arte. È un traguardo che coinvolge tutti noi.
Stefano Pierpaoli
Coordinatore Cinemanchìo