Ieri, 16 gennaio 2018 alle ore 16,00, si è svolto un incontro con il segretario particolare del Ministro Franceschini, Giuseppe Battaglia.
L’oggetto di questo incontro è stata la richiesta di un fondo speciale per sostenere il Progetto Cinemanchìo e permettere di realizzare il percorso culturale e sociale collegato all’accessibilità del prodotto cinematografico.
La possibilità di chiedere un fondo speciale ci era stata indicata dagli stessi funzionari del Ministero fin dal mese di aprile dello scorso anno. Ci avessero detto che non era possibile non lo avremmo chiesto. Ci avessero detto che stavamo facendo un lavoro inutile magari ci saremmo fermati.
Il motivo di questa richiesta è semplicemente rappresentato dalla necessità di portare avanti tutte le attività collegate ai percorsi inclusivi e questo significa lavoro, spese di organizzazione, comunicazione, spostamenti. La richiesta, ben specificata, equivale a 150.000 Euro per un anno di lavoro svolto da varie professionalità ma la parte maggiore è destinata alle spese vive. Solo 150.000 euro per concretizzare il più grande progetto di accessibilità mai realizzato in Italia e permettere al nostro paese di essere una vera avanguardia in questo campo. Niente di più che 150.000 euro per garantire a milioni di persone il rispetto di un loro diritto.Il valore del nostro lavoro lo abbiamo dimostrato nel corso degli anni e in particolare nell’ultimo anno, in cui abbiamo presentato una proposta complessiva rivoluzionaria, perché oltre all’introduzione dello strumento tecnologico e dell’adattamento ambientale abbiamo elaborato una grande piattaforma per far sì che le persone siano protagoniste dell’esperienza culturale e che questa esperienza diventi la chiave principale per l’inclusione sociale e per il miglioramento della qualità della vita delle persone disabili e delle loro famiglie. La cultura deve servire a questo e non basta il solo andare al cinema. Serve un processo più ampio e concreto che è quello che abbiamo proposto.
Quest’anno abbiamo lavorato sulle nostre forze, investito i nostri soldi e non abbiamo nemmeno chiesto un sostegno alle Istituzioni. È una condizione evidentemente impossibile da portare avanti e lo capirebbe anche un bambino. Così come anche un bambino capisce che nessuno si arricchirebbe con la cifra richiesta e anzi, continueremmo a dover stringere i denti come ben sanno tante realtà e tanti operatori e tantissime persone in tutta Italia abbandonati a se stessi nel loro impegno quotidiano.
Questa era una premessa doverosa per esporre a tutti la realtà dei fatti che hanno preceduto il gravissimo episodio di ieri.
È chiaro che questo incontro è avvenuto dopo un anno di contatti, confronti, discussioni anche accese con i funzionari del Ministero che comunque sono stati sempre aggiornati, alla luce anche del patrocinio che avevano concesso al progetto e della loro presenza e partecipazione ad esempio avvenuta in occasione della presentazione di Cinemanchìo a Venezia alla quale hanno partecipato anche le associazioni di promozione sociale.
Impossibile quindi “cadere dal pero” per inconsapevolezza oppure ridurre la questione a un semplice passaggio burocratico, freddo, misero e avvilente come ogni passaggio burocratico.
Eppure questo è successo e in un modo inaccettabile per un paese civile e democratico.
Questo il racconto della riunione di ieri.
Con un altro signore in sala di attesa come me ci siamo accorti che a tutti e due era stato dato appuntamento per le ore 16.00. Con questo signore ci siamo scambiati un sorriso pur rendendoci conto che era un bruttissimo segno. In effetti cominciava molto male.
Quando sono entrato nella stanza del segretario generale sono stato accolto da un atteggiamento distaccato, come se dovessimo parlare del nulla. Al ministero per i beni culturali affrontare la tematica dell’inclusione culturale che riguarda milioni di Italiani equivale evidentemente al nulla. Infatti ha cercato di esaurire il discorso in 5 minuti.
La sua tesi, quindi la tesi del Ministro Franceschini, è che il Ministero non concede un fondo speciale a un progetto come il nostro. Punto. Quindi potevo anche alzarmi e andarmene a parte il fatto che a parlarci del fondo speciale erano stati loro molti mesi prima. Gliel’ho fatto gentilmente notare.
La sua risposta è stata che il Ministero ha fatto il suo dovere inserendo nei prossimi bandi la clausola secondo la quale potranno accedere ai finanziamenti per il cinema, anzi avranno un punteggio migliore per accedervi, le produzioni che presenteranno nei progetti la resa accessibile.
A questo punto ho evidenziato il fatto che non è facendo la resa accessibile che si realizza la vera accessibilità, che è un processo molto più articolato e complesso.
Oltretutto ho segnalato che questo inserimento nei bandi era stato frutto di un nostro intervento presso il Ministero e presso la Direzione Cinema. A questo punto ha accresciuto il suo atteggiamento infastidito e ha escluso tassativamente che sia avvenuto questo. Peccato che ho detto una cosa facilmente dimostrabile e già ieri sera ho inviato tutti i riscontri e chiesto le scuse ufficiali per questa gravissima accusa rivoltaci di aver detto il falso su una cosa che invece abbiamo effettivamente fatto noi. Vedremo se queste scuse arriveranno.
I toni si sono accesi e il segretario è apparso sempre più scocciato dal dover argomentare. Tanti che leggono questa storia conoscono bene le espressioni e i comportamenti della burocrazia quando vogliono “scaricare” le persone. Se poi si parla di disabilità e di diritti, a quanto ho verificato anche in questa occasione, il fastidio diventa per loro insopportabile.
Proprio nello spiegare questo, manifestando che si stava parlando di diritti e che senza un progetto serio di coordinamento e di protagonismo dei cittadini tutto sarebbe evaporato nel nulla come tanti altri progetti costruiti alla meglio dal potere, creati solo per prendere voti, fare il discorsetto di circostanza e apparire in tv facendosi belli.
Ho puntualizzato che la nostra richiesta era nulla rispetto ai 400 milioni di denaro pubblico stanziati per il cinema e ai vari milioni per altre iniziative senza nessuna ricaduta culturale e sociale.
Che milioni di persone hanno diritto non al contentino a costo zero per lo Stato ma ad una proposta concreate che li renda centrali e protagonisti nell’offerta e nella fruizione culturale.
A quel punto ha spento la sua sigaretta, si è alzato, ha aperto la porta e mi ha invitato ad uscire.
20 minuti per ammazzare un progetto su cui si sta lavorando da un anno e su cui l’Italia potrebbe essere d’esempio per tutta l’Europa.
Per lo Stato l’intervento che noi abbiamo fatto inserire nei bandi è a costo zero perché spetta alle produzioni realizzare l’accessibilità. I criteri per la fruizione sono al momento sconosciuti.
Centinaia di milioni per produrre film non significa aumentare la partecipazione all’esperienza cinematografica, lo dimostrano i dati fallimentari degli spettatori in Italia.
Per l’industria cinematografica ci sono 400 milioni l’anno per fare film.
Per le persone disabili e per le loro famiglie 0 euro da parte dello Stato per partecipare alla visione di quei film.
Cinemanchìo per il Ministro non esiste e non esiste nemmeno tutto il lavoro svolto e quello che si sta continuando a fare al servizio delle persone e del Paese.
Evidentemente per il Ministro non esistono nemmeno quei milioni di persone.
Ma soprattutto abbiamo capito che Cinemanchìo non deve esistere perché propone un processo realmente inclusivo, senza retoriche ruffiane, che rivoluziona di fatto il ruolo di tante donne, uomini e bambini rendendoli protagonisti attivi di un grande progetto culturale di inclusione sociale.
E non portiamo voti perché essendo al servizio dei cittadini non ce ne può fregare di meno e non è assolutamente compito nostro partecipare a una giostra che com’è evidente a tutti è anche molto squallida e improduttiva.
Potevano indicarci una strada diversa. Dirci che la cifra a nostra disposizione può essere più bassa. Farci capire che in questo momento non è possibile. Anche parlando in burocratese con strategie ipocrite e di circostanza. Invece ci hanno fatto capire che dobbiamo solo morire.
C’erano tanti modi per ammazzarci e hanno scelto il peggiore. Il più volgare.
Ora bisogna capire se possono riuscire ad ammazzarci.