Disviolenza – Anteprima
Gli abstract e i temi di cui i relatori parleranno in occasione della tavola rotonda del 26 novembre. Modera e conclude: Alessandro Cannavò Caporedattore del Corriere della Sera Alessandro Cannavò lavora al Corriere della Sera da 30 anni. E’ caporedattore della redazione Eventi e della sezione supplementi speciali. E’ uno dei fondatori e coordina il blog InVisibili su Corriere.it dedicato alle tematiche della disabilità. Gli interventi Anna Gioria Blogger di Invisibili, Corriere della Sera Perché Disviolenza Iniziai a interessarmi della grave problematica della violenza sulle donne con disabilità, quando, nel 2017, scrissi un articolo. A quei tempi le donne disabili che subivano violenza (fisica, morale, sessuale ed economica) era pari al 36%. Secondo uno studio risalente al novembre sorso condotto dalla Fish, questo dato è salito al 65%. Si stima, pertanto, che ogni anno ci siano circa 1.000 casi di violenza su donne disabili, oltre ad episodi di bullismo e abusi. Considerando questa allarmante situazione “un’emergenza nell’emergenza”, ho voluto fortemente questo tavolo di confronto per iniziare a trovare concrete soluzioni. Un grande desiderio condiviso e supportato da Stefano Pierpaoli, coordinatore nazionale di +Cultura Accessibile, da cui è nata l’organizzazione e la realizzazione di “Disviolenza”. Questa tavola rotonda non è stata pensata solamente come un “classico momento convegnistico”, ma come l’inizio di un percorso che porti a risposte reali. L’intento non è quello di focalizzare l’attenzione sulla violenza, ma di prendere in considerazione tutte le valenze che sono correlate alla problematica stessa, in modo da avere una visione più completa possibile da cui partire per trovare delle buone prassi. Sara Rubinelli Professoressa Associata di Comunicazione Sanitaria, Università di Lucerna Le barriere comunicative all’espressione della violenza ricevuta Parlare di violenza subita è, quasi paradossalmente, difficile. Questo perché si entra nell‘ambito di una comunicazione complicata da stati emotivi negativi, quali la paura, l‘imbarazzo e la mancanza di auto-stima. Questo contributo analizza le dinamiche comunicative in questo ambito, concentrandosi sulle difficoltà inerenti alla disabilità. Silvia Cutrera Vicepresidente FISH Onlus e coordinatrice del gruppo donne FISH Il protagonismo delle donne con disabilità Il livello di partecipazione delle donne con disabilità nei contesti sociali, culturali e politici è certamente scarso ed è conseguenza di originari e patriarcali squilibri di potere oltre che di barriere e ostacoli che hanno impedito il riconoscimento dei diritti delle ragazze e donne con disabilità. Per contrastare il permanere e l’insorgere di discriminazioni dovute all’intersezione tra genere e disabilità, l’art. 6 CRPD chiede agli Stati di definire piani di sviluppo per la promozione di pari opportunità, garantire percorsi di empowerment, rendere disponibili canali di comunicazione per far sentire la voce delle donne con disabilità, per un’effettiva partecipazione ai processi decisionali politici. Orfane di rappresentanza politica, almeno di quella strutturata all’interno di partiti e nelle sedi istituzionali e parlamentari, le donne con disabilità hanno conquistato spazi di visibilità nelle realtà associative, luoghi di interrelazioni politiche dove il singolare modo di pensare viene condiviso e confluisce in una pluralità capace di generare innovazione e mostra come l’agire politico appartenga alla dimensione autenticamente umana: libero di costruire mondi. Fiorenza Sarzanini Caporedattrice del Corriere della Sera Violenza e giustizia Fiorenza Sarzanini è una firma di punta del Giornalismo d’Inchiesta. Da circa 20 anni scrive sul Corriere della Sera e ha seguito i principali casi giudiziari italiani, dal G8 di Genova al delitto di Novi Ligure fino alle inchieste sui politici e sulla corruzione. Un vasto pubblico di lettori l’ha consacrata come un’autentica protagonista del nostro giornalismo. Alice Sodi Neuropeculiar, Movimento per la Biodiversità Neurologica Dinamiche e modelli socioculturali: il seme della violenza È possibile cambiare le espressioni negative di una società senza prendere in considerazione le fondamenta culturali su cui poggia? Pensiamo attraverso modelli culturali che suggeriscono direzioni morali, distribuiscono gradi di valore e validazione sulla base di un pensiero abilista che si traduce nell’attribuzione di diversi gradi di umanità e conseguenti gradi di oggettificazione. Valentina Fiordelmondo AIAS Bologna Onlus e Mondodonna, Sportello “Chiama Chiama” Lo sportello antiviolenza Chiama Chiama, un approccio innovativo per una presa in carico flessibile, accessibile e multidisciplinare Dalla collaborazione tra AIAS Bologna, associazione che da oltre 60 anni si occupa di disabilità, e Mondodonna onlus, specializzata sui temi della violenza e gestore degli sportelli antiviolenza ChiamaChiama sul territorio della Città Metropolitana di Bologna, è nato qualche mese fa il servizio di Sportello di ascolto dedicato alle donne con disabilità. Il servizio, che nasce da molte ricerche, studi e analisi delle esperienze sia a livello italiano che internazionale, vuole essere un servizio innovativo che tenta di superare alcune prassi consolidate e condivise dai centri antiviolenza, tenendo conto delle specificità che caratterizzano la disabilità e in particolare le donne con disabilità. Quando si parla di donne con disabilità, affrontare la violenza, che sia essa fisica, psicologica o economica, è molto più difficile perché a volte subentrano delle complicazioni che rendono l’emersione e il supporto alla fuoriuscita, ma anche solamente il riconoscimento della violenza, ancor più difficile. Occorre così trovare nuovi percorsi, occorre fare rete e sensibilizzare la comunità affinché ci sia una formazione, degli strumenti e dei luoghi che possano permettere una presa in carico della persona che tenga conto di tutto l’ambiente e le figure che le stanno intorno. E ancor di più, occorre che le stesse donne con disabilità aumentino la consapevolezza della propria identità di genere, del proprio corpo e dei propri bisogni, di propri diritti in termini di relazioni amicali, affettive e sessuali. Quello che stiamo cercando di portare avanti sul nostro territorio è infatti un approccio multidisciplinare e su vari livelli operativi, che prevede una presa in carico flessibile, accessibile e multidisciplinare della donna con disabilità vittima di violenza e/o discriminazione, ma anche un supporto a tutto l’ecosistema che ruota intorno alle stesse donne con disabilità attraverso attività di formazione rivolte ai professionisti e agli educatori, percorsi di empowerment delle stesse donne con disabilità, collaborazioni con i servizi socio-sanitari del territorio e attività di rete con le altre associazioni del territorio. Cristiana Pizzi Psicologa, psicoterapeuta, specializzata in Psicologia dell’emergenza Il danno psichico nelle vittime con disabilità Il carattere